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Come il video storytelling influenza la narrazione transmediale nel processo di Brand Identity

Cos’è lo storytelling transmediale?

Le storie sono un collante che tengono uniti i gruppi sociali che usiamo per definirci: gli amici con cui facciamo sport, i colleghi di lavoro, la famiglia e qualunque altra associazione che può venirci in mente. Ognuno di questi gruppi condivide un set di battute, ricordi, linguaggi e, naturalmente, storie.
Sono proprio questi gli elementi che contribuiscono a creare lo storytelling transmediale, uno strumento prezioso per raccontare un brand.

Ma cos’è lo storytelling transmediale?

La comunicazione transmediale, o transmedia storytelling, viene definita da Henry Jenkins come “un processo in cui elementi integrali di una storia si diramano sistematicamente attraverso molteplici canali con l’obiettivo di creare un’esperienza di intrattenimento omogenea e coordinata”.
Questa, tuttavia, è una spiegazione accademica. Di fronte a un potenziale cliente, però, il linguaggio umano risulta molto più efficace del gergo retorico. Pertanto, una definizione più semplice è: lo Storytelling Transmediale è il modo migliore per raccontare un marchio nel 21° secolo. Confrontiamo i metodi più datati di diffusione del racconto di un brand con quelli più recenti.

Storytelling Transmediale

Con il vecchio metodo, i marchi costruivano una narrazione e la inviavano alle masse attraverso i mezzi che il budget consentiva loro di utilizzare. Quindi, i consumatori avevano modo di ascoltare (o leggere) lo stesso messaggio attraverso una varietà di canali. Questo si traduce però in “rumore” per l’utente: è una ridondanza, e non risulta efficace.

Brand Community

Oggi, la narrativa costruita intorno al brand viene trasformata in piccole storie che possono essere trasmesse su canali separati (a seconda del budget a disposizione). Questo contribuisce a creare una community intorno al marchio.
Anziché “bombardare” gli utenti con il maggior numero possibile di messaggi per renderli consapevole dell’esistenza del tuo brand, fai in modo che gli utenti scoprano da soli il tuo marchio. Un consumatore vede un amico pubblicare un’immagine, un’infografica, un video, un collegamento a qualcosa che suscita curiosità in lui. In questo modo, l’utente sta facendo esperienza del tuo brand alle sue condizioni: è così che si forma la fiducia tra un consumatore e un marchio.

In sintesi: mentre la narrazione tradizionale, che propone gli stessi contenuti su diversi canali, porta a un intero che è minore della somma delle parti, nella nuova ottica la storia viene approfondita in maniera aggiuntiva in ogni canale, portando a un intero che è superiore alla somma delle parti.

Quali sono i vantaggi?

L’evoluzione tecnologica, e in particolare la presenza crescente dei videogame, ha incoraggiato la costruzione di network paralleli per soddisfare il desiderio di intrattenimento, non più limitato ad una singola piattaforma.
Attraverso l’adattamento e l’ampliamento della storia generale su diversi mezzi di comunicazione, è possibile raggiungere diversi target di mercato (lettori di libri, lettori di fumetti, videogiocatori, amanti del web…) inizialmente non connessi tra di loro.

Di conseguenza i produttori non raggiungono più una sola fetta di mercato, ma tante quante sono le piattaforme di cui fanno uso.

Lo storytelling transmediale di Pirati dei Caraibi è un perfetto esempio di sviluppo del franchise su innumerevoli media: attrazione a Disneyland, film e romanzi di successo, action figures, edizioni del Monopoli, videogiochi e tanti, tanti altri prodotti.

Come può lo storytelling transmediale portare dei benefici SEO?

Secondo quanto affermato da Searchmetrics il click rate e il tempo di permanenza sul sito sono importanti fattori di ranking, derivati dall’attenzione dei principali motori di ricerca per la User Experience.
In più, è ormai noto lo stretto legame tra SEO e storytelling: i motori di ricerca potrebbero iniziare a considerare davvero seriamente il valore dell’ ”ottimizzazione emozionale” di un sito web.
Creare in rete un’esperienza ludica legata al proprio brand che si estende fino al sito web permette di ottenere dei benefici SEO derivanti dall’aumento di visitatori interessati e della permanenza all’interno del nostro portale, senza contare l’aumento di visibilità del brand grazie all’associazione alla misura di intrattenimento.

Lo storytelling transmediale fa crescere la notorietà del brand

Per un marchio non ancora abbastanza conosciuto da catturare l’attenzione degli utenti della rete, una strategia di storytelling transmediale può essere utile per accrescere la notorietà del brand e per acquisire visite di fasce di utenti targettizzati.

Lo storytelling transmediale permette di vendere un’esperienza

Quando la qualità del prodotto venduto non rappresenta più un vantaggio competitivo nel mercato, l’esperienza ludica prodotta dallo storytelling transmediale può diventare un punto di forza concreto.
Le storie permettono di comunicare, di abbattere le barriere di diffidenza che si ergono inconsciamente tra consumatori e brand.
Attraverso lo storytelling transmediale non si vende soltanto un prodotto, ma un’esperienza che aiuta a fidelizzare gli utenti.

Focus: video storytelling

Abbiamo capito che le aziende sono sempre più orientate a creare contenuti di interesse, e che gli utenti vogliono e che possono aiutare nella scelta della tipologia di contenuti. Dovremmo dunque creare messaggi sempre meno pubblicitari e sempre più di approfondimento.
Come mostrato dai Social Media Marketing Trend 2019, il video marketing è senza dubbio un trend importante che ha dominato il 2018 e che prenderà sempre più spazio nel mondo della comunicazione, soprattutto sui social network.

Quali sono le tipologie di video che attraggono maggiormente l’attenzione dell’utente?

Realizzare un video che racconti una storia è sicuramente il metodo migliore per catturare l’attenzione dei consumatori e, soprattutto, per creare un legame emozionale con il proprio pubblico. Gli utenti non si accontentano più dei classici messaggi promozionali: cercano emozioni. Se una storia (anche negativa) piace, verrà ricordata con facilità dagli utenti e creerà un legame di fiducia/ricordo con l’azienda che ha prodotto quella storia e con i suoi valori.
Elaborare un’idea di storytelling vincente, però, è tutt’altro che semplice. Oltre alla creatività e all’originalità, non si può prescindere da questi tre concetti fondamentali:

  1. Alla base, deve esserci una storia da raccontare
    Il fulcro del video storytelling resta la narrazione, pertanto come prima cosa è necessario pianificare cosa desideriamo comunicare, a chi e in che modo.
  2. Meglio essere brevi
    Occorre riuscire a comunicare il nostro messaggio in maniera chiara e nel minore tempo possibile. Minore sarà la lunghezza del contenuto maggiori saranno le probabilità di non stancare lo spettatore mantenendo alta la sua attenzione.
  3. Conoscere il pubblico di riferimento
    Perché la tecnica del video storytelling sia efficace occorre sapere su quale argomento e su quale storia concentrarsi per suscitare la giusta reazione nel tuo target.

Fare Content Marketing non è un’impresa facile, poiché richiede competenze diverse. Nel video storytelling la difficoltà principale risiede nella valutazione oggettiva delle metriche: possiamo contare il numero di condivisioni ottenute da un video, valutare il sentiment delle condivisioni stesse e il numero di visite che arrivano da eventuali link. Ma i vantaggi legati a una campagna video di visual storytelling non possono essere riassunti con dei numeri.
Il valore di questo tipo di comunicazione è inestimabile. Per questo il video storytelling è uno strumento prezioso, da pianificare con cura insieme a un team di professionisti e, soprattutto, senza improvvisare.

Alcuni casi di successo

Huawei ha fatto del concetto Show, don’t tell il punto di forza dello spot dedicato al misterioso Gnu Gnu e, ovviamente, al Huawei P20 pro:

 

 

Qui non vengono mostrate le caratteristiche del modello di telefono cellulare. Lo spot ruota intorno all’idea dell’utilizzo responsabile dello smartphone in quanto strumento potente come i modelli in questione: grande forza, tante responsabilità.

Un altro esempio virtuoso di è quello di DHL, che nel suo spot introduce EffiBOT nel mondo di Dota 2:

 

 

Grazie a questo video, DHL non solo ha parlato al cuore dei videogiocatori (target non facile da raggiungere), ma ha anche trasmesso il messaggio che le spedizioni con DHL arrivano sempre a destinazione, indipendentemente dai possibili ostacoli.

Un altro caso di successo è rappresentato dalla strategia marketing di Chanel, sicuramente uno tra gli esempi più riusciti di brandscape commerciale. Attraverso una narrazione convincente e curata, l’iconica casa di alta moda sfrutta la sua storia, ricca, unica e rivoluzionaria, rendendola un’arma vincente:

 

 

Conclusioni

I video sono lo strumento dominante nei social media. Instagram, vedendo la potenzialità delle stories di Snapchat, ha messo a disposizione la stessa funzionalità ormai da anni e, secondo Entrepreneur, 200 milioni di utenti Instagram utilizzano le Instagram Stories ogni mese. Questa funzionalità rende Instagram un canale cruciale per le attività di marketing, e ogni brand dovrebbe tenere in considerazione questo aspetto.

Anche YouTube continua a crescere in popolarità grazie all’aumento di YouTuber.

La cosiddetta generazione Z fa largo uso delle piattaforme social di video come Houseparty: qui gli utenti possono unirsi alle video chat di gruppo e dialogare online in qualsiasi momento.

I social media marketer avranno un grande vantaggio nel 2019, in quanto con le piattaforme dedicate ai video è ancora più semplice offrire una customer experience personalizzata, che è tutto quello che gli utenti, indipendentemente dalla generazione, si aspettano da parte delle aziende.

I video sono in grado di andare oltre a quello che possono offrire le immagini e le aziende stanno sfruttando questo valore aggiunto.
È quindi chiaro che l’attività di video storytelling deve essere una delle principali priorità di ogni marketer.

Un concetto da tenere a mente è che non c’è spazio per l’improvvisazione. Non può essere fatto video storytelling senza una strategia o senza un team capace di creare contenuti di qualità. Al centro di questo lavoro c’è sempre il brand, ci sono i valori che sono alla base dell’azienda che vogliamo raccontare. Costruire la narrazione del brand attraverso i canali video richiede analisi, realizzazione e misurazione.

 

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