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Telelavoro ai tempi del Covid-19: i risultati di un’indagine di Sintra

Autore: Valentina Chessa, HR Manager di Sintra – Tempo medio di lettura: 2 min.

Nei periodi di incertezza abbiamo tutti bisogno di essere in qualche modo rassicurati, abbiamo bisogno di sapere che tutto andrà bene e che presto tornerà tutto alla normalità.
C’è poco da fare o da dire, il virus che abbiamo imparato a conoscere con il nome di Covid-19, ci ha profondamente colpiti e lo ha fatto sui due cardini fondamentali su cui si basano le società odierne: la salute e l’economia.

In questo periodo abbiamo subito cambiamenti e stravolgimenti che ci hanno costretto a ripensare al nostro modo di vivere, di relazionarsi con gli altri, di lavorare. Tutto per limitare il più possibile il contagio.

In questo caos si sono dovute prendere decisioni difficili, come ad esempio la chiusura di interi settori produttivi che ha provocato la conseguente chiusura di moltissime aziende che non potevano avere alternative.

Molte altre aziende invece l’alternativa ce l’hanno avuta; sono parole che ormai echeggiano su tutti i TG, sui social, sui giornali.

Si tratta di smart working, remote working, telelavoro o lavoro da casa.

Una modalità di lavoro conosciuta, ma affatto scontata nel panorama lavorativo italiano.

Sintra e il lavoro da casa

Anche Sintra è tra le fortunate aziende che hanno potuto organizzarsi con i propri dipendenti per continuare a lavorare da casa.

Questo comunque non senza preoccupazioni, incertezze e difficoltà, che hanno spinto l’azienda a chiedere ai propri dipendenti come stanno vivendo questo momento, come vivono questa modalità di lavoro (ad oggi praticata dall’azienda solo marginalmente) e se vorrebbero continuarla anche in futuro.

Con l’aiuto del nostro bravissimo Data Analyst, Marcello Spreafico abbiamo così messo a punto un questionario per indagare tali aspetti.

Abbiamo inviato un questionario alle 75 persone che compongono attualmente l’azienda ed abbiamo ricevuto ben 62 risposte. Tale reazione dimostra come il tema affrontato fosse di grande interesse anche per i lavoratori. I ragazzi si sono messi in gioco inviando anche un’immagine e una frase che maggiormente li rappresentasse in questa fase lavorativa.

Dalle risposte ricevute sono emersi tre punti principali:

  • Il lavoro va avanti lo stesso;
  • La relazione diretta con i colleghi ci manca;
  • Vorremmo continuare con il remote working anche in futuro.

Dai dati emersi infatti vediamo che c’è un allineamento costante con i propri colleghi sullo stato di avanzamento dei lavori (soprattutto tramite video call, mail e documenti condivisi) e il feedback sul proprio lavoro continua ad essere invariato.

strumenti-lavoro-smartworking

allineamento-colleghi feedback-lavoro

Tuttavia, nonostante la “normalità produttiva” prosegua come sempre, circa il 75% dei dipendenti sente la mancanza dei colleghi e di una relazione diretta con loro (sia per lo svolgimento di un progetto ma anche solo per scambiare due chiacchiere).

Allo stesso tempo la possibilità di lavorare da casa viene vissuta positivamente, poiché permette di conciliare meglio la vita lavorativa con quella personale e si percepisce una qualità del tempo lavorativo migliorata, più efficiente e quindi maggiormente produttiva di quando si è in ufficio.

mancanze-telelavoro

benefici-telelavoro

Da qui ne è derivato l’esito della domanda successiva: “Con che frequenza vorresti lavorare da casa?” alla quale il 72,6% delle persone ha risposto “1-2 giorni”, proprio perché seppur si percepiscano i benefici del remote working, dare spazio alla relazione e al confronto diretto con i colleghi rimane un fondamento importante dell’attività lavorativa.

frequenza-smartworking
Tutte le risposte che hanno indicato “mai” vivono e lavorano nel comune di Arezzo, mentre meno della metà di coloro che hanno indicato di volere il telelavoro dai 3 ai 5 giorni settimanali vive ad oltre 40 km dal posto di lavoro. Di contro, alcuni che hanno indicato questa opzione (da 3 giorni in su) vivono e lavorano ad Arezzo, pertanto la distanza non sembra l’elemento principale per tale risposta.

Questi dati hanno permesso a Sintra di analizzare questa metodologia di lavoro, fino ad oggi utilizzata solo marginalmente, e porre delle basi per una eventuale riorganizzazione aziendale post Coronavirus, che vada incontro alle esigenze aziendali, alle aspettative dei dipendenti e collaboratori, continuando ad essere performante ed efficace sul cliente finale.

Da una parte c’è la responsabilità del lavoratore e dall’altra la fiducia che l’azienda ripone in lui. Sono due facce della stessa medaglia che nel momento in cui si instaura un rapporto di lavoro ci devono essere, ma che sono sicuramente amplificate in una fase di remote working.

Certamente questo nostro questionario va a confermare quanto dello smart working conoscevamo fino ad oggi già in teoria.

Ma quello su cui preme porre l’attenzione è come il momento attuale (con tutti gli strascichi negativi che ha causato e che inevitabilmente si porterà dietro) ha permesso di fermarsi e riflettere: non è stata solo una modifica sostanziale dei comportamenti (se vogliamo imposta dalle autorità per limitare il contagio), ma anche una modifica della forma mentis di ciascuno di noi.

Abbiamo abbandonato la nostra comfort zone per far emergere la nostra capacità di adattamento e allo stesso tempo abbiamo riscoperto quanto prima davamo per scontato (come l’importanza di un confronto diretto con il proprio collega) e ci siamo riscoperti incredibilmente proiettati nel futuro.

Non possiamo fermarci al qui e adesso, ma dobbiamo evolvere per continuare ad esserci dopo.