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SEO 2019: la rivoluzione della Voice Search

La voice search è una tecnologia di riconoscimento vocale che consente agli utenti di effettuare una ricerca tramite un comando vocale.

Lo sviluppo della ricerca vocale è il frutto dei progressi nel campo dell’intelligenza artificiale, del machine learning e delle connessioni di rete. La tecnologia 5G non solo aumenterà la velocità di connessione ma migliorerà la stabilità: ogni cella sarà in grado di supportare migliaia di dispositivi, inaugurando l’era dell’Internet delle Cose in cui tutto sarà iperconnesso. Gli oggetti collegati raccoglieranno dati e modificheranno i nostri comportamenti, rivoluzionando interi settori lavorativi.

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In un sistema basato su intelligenza artificiale, dispositivi intelligenti e la possibilità di connetterli insieme, la voce diventerà il mezzo che useremo per cambiare il nostro comportamento di ricerca, abituandoci a colloquiare verbalmente con le cose.

La novità è che la voice search sta incidendo sulle query dei motori di ricerca, per cui sarà fondamentale adattare i contenuti delle pagine web tenendo conto di questa rivoluzione e seguendo le linee guida della VEO (Voice Engine Optimization), un nuovo paradigma SEO in cui l’acquisizione della prima posizione di ricerca diventa fondamentale.

Pro e contro della Voice Search

Non è un caso che lo smartphone stia avendo successo come interfaccia vocale: ha un microfono integrato, altoparlanti e dimensioni contenute che assicurano la sua portabilità ovunque rendendolo adatto alle ricerche vocal. Oltre a ciò, l’intelligenza artificiale applicata al riconoscimento della voce ha fatto passi da gigante, rendendo la ricerca vocale più precisa e versatile. Ed è grazie a questi progressi che gli utenti cominciano a rendersi conto dei vantaggi provenienti dall’utilizzo dei comandi vocali per dialogare con le VUI (Voice User Interface).

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Usando la voce ad esempio evitiamo di scrivere con le dita. Sappiamo quanto è complicato scrivere sulla tastiera: è richiesta abilità e attenzione, è necessario guardare i tasti, non c’è nessun feedback tattile, l’uso del pollice rende scomodo il serraggio del dispositivo e non si possono fare più cose insieme, come guidare o camminare senza rischi.

Tuttavia l’interfaccia vocale ha anche qualche svantaggio. Difficile trovarsi in piazza e porre al proprio telefono domande imbarazzanti su temi sensibili: età, sessualità, religione, razza, salute, relazioni personali solo per citarne alcuni. Tutti questi temi sono meno coinvolti dal fenomeno vocal search e quindi meno rilevanti per attività come farmacie, dentisti, medici, sexy shop, centri massaggi.

Poi è necessaria la disponibilità di un piano dati performante e di segnale telefonico per inviare le richieste vocali e ricevere le risposte. Questo problema è largamente risolto in ambito urbano, ma da verificare in territori meno serviti (nel panorama Italiano è un argomento rilevante).

Infine c’è il problema del rumore: microfoni, software di esclusione del rumore e le correzioni automatiche fanno miracoli ma ci sono ancora alcune difficoltà con sistemi vivavoce in auto o con auricolari bluetooth. Non è un caso che Apple abbia lanciato sul mercato gli Airpod – auricolari senza fili con caratteristiche tecniche innovative.

Una analisi di Google a messo in evidenza le principali ragioni per cui le persone utilizzano il loro dispositivo per la ricerca vocale:

  • permette di svolgere diversi compiti contemporaneamente e più facilmente.
  • Permette di ottenere risposte istantanee.
  • Permette di fare le cose più rapidamente.
  • La ricerca vocale è un modo per facilitare la routine quotidiana degli utenti. I comandi vocali, ad esempio, sono un eccellente strumento quando si sta cucinando con le mani occupate. È anche un metodo molto semplice da utilizzare per ottenere informazioni su attività locali durante la guida.

 

Qualche dato sulla Voice Search

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Il 50% di tutte le ricerche sarà di tipo vocale entro il 2020 e il 30% delle sessioni web avverrà senza utilizzare schermo e tasti (ComScore, 2017). Questo sicuramente è il dato più rilevante che esprime l’andamento della Voice Search Revolution. Altri numeri li ha riportati SEMrush – voce più che autorevole quando si parla di ricerche sul web – nel suo blog ufficiale:

  • il 55% dei teenager e il 40% degli adulti usa la ricerca vocale ogni giorno da mobile (Google, ottobre 2014);
  • quasi il 50% delle persone usa la ricerca vocale durante la ricerca di prodotti (Social Media Today, 2016);
  • le query di ricerca vocale di Google nel 2016 sono aumentate di 35 volte rispetto al 2008 (Search Engine Watch, 2016);
  • il 23% degli utenti adulti si serve di ricerche e assistenti vocali mentre sta cucinando (Google, ottobre 2014);
  • 500.000 unità Google Home acquistate nel 2016 (Bloomberg);
  • il 25% delle ricerche sulla barra delle applicazioni di Windows 10 è voce (secondo Purna Virji, Microsoft);
  • Amazon ha venduto 4,4 milioni di Echo nel suo primo anno di vendita (Geek Wire, 2016).

Sempre secondo SEMrush, la situazione in Italia è questa:

  • utilizza la ricerca vocale il 46% dei possessori di smartphone;
  • utilizza la ricerca vocale il 36% dei possessori di tablet;
  • il 64% delle persone che usa lo smartphone per cercare lo usa perché “è sottomano quando serve”;

SEO: cosa cambia e come adeguarsi

Per offrire un risultato pertinente ad una domanda precisa fatta tramite ricerca vocale, Google necessita di tre aspetti:

  • Rilevanza: la pagina risponde alla domanda dell’utente in modo coinciso e pertinente?
  • Prominenza: com’è posizionato il sito rispetto a quelli della concorrenza? Presenta delle buone recensioni?
  • Distanza: quanto è vicina la sede fisica rispetto alla posizione in cui si trova l’utente?

Gli utenti cominciano a pretendere che il web risponda come un amico tuttologo, che sappia dare la risposta corretta ma contemporaneamente interpretare la domanda nelle sue sfumature e declinazioni più umane.

È ovvio che le query tramite voice search sono del tutto differenti da quelle che tradizionalmente si digitano su una tastiera: meno artificiali e meccaniche, con un minore utilizzo di termini singoli a favore di keyword long-tail e frasi più simili al linguaggio parlato.

Google ha già migliorato la sua capacità di rispondere alle “tradizionali” ricerche digitate grazie a due potenti algoritmi di machine learning: Hummingbird prima, capace di fornire risposte considerando i termini usati e le informazioni di contesto, come le ricerche precedenti, i luoghi visitati in precedenza, la localizzazione attuale, la tipologia di dispositivo, e RankBrain poi, misterioso meccanismo che funziona attraverso la sostituzione di termini e i sinonimi, basandosi sul contesto deducibile dalla query stessa.

“Rami Malek” diventa “Chi è Rami Malek?” mentre “Meteo Arezzo” diventa “Che tempo fa domani ad Arezzo?”. Lo stile delle richieste è quello di una conversazione tra noi e il nostro assistente vocale.

Il risultato per la SEO è stato di rimpiazzare pagine ottimizzate per termini short-tail in virtù di pagine con contenuti più naturali e tono conversazionale, quindi domande e long-tail queries. La struttura dei siti, quindi delle informazioni, e la strategia sui contenuti in generale, vanno ripensate in maniera più fluida perché non rispondano più a una domanda circoscritta, artificiale e robotica.

Gli utenti hanno iniziato ad usare la prima persona verbale nelle ricerche, come farebbero in una normale conversazione con un’altra persona.

  • Le ricerche da dispositivi mobile che iniziano con “posso” sono aumentate più dell’85%. Ad esempio: “posso usare paypal su amazon“, “posso comprare la tachipirina al supermercato” o “posso comprare un biglietto aereo per il mio cane“.
  • Le ricerche da dispositivi mobile di “devo” sono aumentate più del 65%. Ad esempio: “quale laptop devo comprare“, “devo comprare una casa“, “quale SPF devo usare” o “cosa devo mangiare per cena“.
  • Le ricerche da dispositivo mobile di “ho bisogno” sono aumentate più del 65%. Ad esempio: “di quanto ho bisogno per andare in pensione“, “di che tipo di generatore ho bisogno” o “di quanta vernice ho bisogno“.

Le query vocali sono più lunghe di quelle testuali e comprendono più spesso anche le preposizioni e gli articoli: nella ricerca scritta si usano mediamente 2 parole chiave, nella vocale si arriva ad utilizzarne quasi 7. A dominare inoltre vi sono le cosiddette “question words”: Cosa, Dove, Come, Quanto, Quale e Quando. Il loro impiego è spaventosamente cresciuto ma ancor più interessante è notare l’intento che spesso queste parole rivelano.

Se ad esempio prima l’utente faceva una ricerca digitando “miglior smartphone 2019”, con l’interazione vocale la query sarà molto più complessa: “qual è il miglior smartphone del 2019?”. I contenuti dovranno adattarsi, non limitandosi a contenere solo le parole chiave ma le possibili domande che gli utenti potrebbero fare.

Adattare i propri contenuti in ottica di Voice Search Optimization, dopo aver individuato quelli che sono gli intenti e i termini ricercati dagli utenti, si tradurrà in un grosso vantaggio competitivo.