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Come e perché digitalizzare il beauty

Il settore beauty registra un vero boom di crescita. Ma cosa c’è dietro quei dati? Qual è il ruolo che il digitale sta giocando? 

Per rispondere a queste domande metterò da parte statistiche e marketing e mi sposterò sull’elemento indispensabile: l’individuo.

Sono stati condotti innumerevoli studi sul fenomeno di rinascita del settore beauty, ciò che ancora manca è un’indagine scevra di un interesse puramente commerciale ma incentrata sull’analisi contestualizzata del singolo nei confronti prima della bellezza e dopo del beauty.

Prima di valutare il rapporto tra consumatore, brand e canali d’acquisto, sarebbe più corretto capire come l’individuo abbia cominciato a ri-valutarsi e cosa lo ha spinto a farlo. Senza queste risposte perderemo di vista l’obiettivo di soddisfazione dell’individuo dalla quale può scaturire la vendita

Grazie a strumenti digitali ho avuto modo di analizzare i comportamenti degli individui in materia di “bellezza”, ho evidenziato alcuni aspetti che creano i presupposti per il processo di digitalizzazione.

 

  • Consapevolezza di sé, della propria opinione e della propria conoscenza. Chiunque ritiene di avere una buona preparazione ed essere a suo modo “esperto”;
  • La conoscenza del settore e del brand porta l’individuo ad antropomorfizzare quest’ultimo, considerandolo un “amico”, di conseguenza pretende di essere considerato egli stesso come tale;
  • È molto attento alle tematiche sociali ed ambientali e le ritiene più importanti del fattore pubblicità o prezzo. 
Il mercato del beauty: qualche dato

Il boom è stato da molti definito come “effetto covid 19”. È vero che durante questo periodo le vendite di prodotti di cosmetica sono raddoppiati, ma già dal 2013 al 2017 l’incremento è stato del +98% denunciando un interesse che affonda le radici oltre la quarantena ed il vezzo. 

Un dato ancora più interessante riguarda i canali di vendita: se l’online registra il +98% di vendite nel settore, quelli fisici delle farmacie segnano un -6%, dobbiamo notare però che la realtà delle farmacia non ha subito i colpi del lockdown.

Cosa significa questo? Nella nostra mente la figura professionale, per quanto sia importante, ha perso il suo valore in senso fisico continuando invece a mantenere quello di educazione e consulenza.

Se a questo aggiungiamo che i principali interlocutori del beauty hanno tra i 20 e i 30 anni risulta evidente che l’approccio alla non-presenza ed il dialogo tramite piattaforme digitali rientra nella quotidianità anche per questo settore.

L’importante ruolo del digitale

Le opportunità offerte dal digitale non sono altro che una conseguenza della micro-evoluzione dell’individuo. 

Prima tra tutte la consulenza digitale, diventata ormai un must-have per le strategie di dermocosmesi, make-up e hair-style. Attraverso chat, dirette social, webinar, è possibile offrire consulti spesso gratuiti, formativi e soprattutto fidelizzanti.

Questa attività è fondamentale per consolidare il livello di expertise nel settore del brand, ma anche per collaborare alla causa comunitaria di formazione, la quale porta ad avere persone più consapevoli, capaci di apprezzare le qualità di un prodotto ed attribuirgli il valore che si merita.

Il percorso di in-formazione, chiave di volta dell’intero settore, trova massima espressione con gli strumenti digitali. Quello che da molti viene visto come un semplice blog, un canale Youtube, un hashtag, se ben adoperato può veicolare informazioni ma soprattutto comunicare l’etica ed i valori, accorciare lo iato tra brand e singolo, creare comunità, instaurare un rapporto umano in un contesto non-umano. Questo è quello che l’individuo sta chiedendo, e sicuramente questo è ciò che fa la differenza.